Il test dell’albero come anticamera del funzionamento del paziente
di Valentina Nuzzaci
Responsabile area Psicologi CUM
L’albero di Alberto (16 anni) non fa una piega, ma non ha regali. Il tratto è continuo (deciso), l’albero è adeguato per forma e proporzione. Non ci sono base e radici “perché la consegna non le richiedeva” (cit.). Non vi è senso nella collocazione a sinistra perché è il punto più vicino alla mano (“zero sbatty!”). L’albero, nella teoria del suo ideatore, è il trasposto della persona, con tronco-corpo, su cui poggia, la chioma-testa. Alberto non fa una piega e fa quello che gli viene richiesto senza metterci niente di più dell’aderenza alle consegne. E’ un ragazzo capace, ma ermetico. La sua porta personologica è chiusa come quella della sua stanza. Nessuno può entrare…a meno che non si trovi la soluzione del suo enigma: ce la fa da solo ma non lo fa…dove è il problema?
Il test dell’albero fa parte dei test grafici. È di semplice applicazione e non impegnativo per il paziente, consente di avere un “assaggio” della sua persona.
Aspetti quali il tratto incerto o deciso, la collocazione dell’albero nello spazio, la sua forma essenziale o formale/ricca, proporzionata o disarmonica, consentono di avere una prima idea dell’altro.
Nelle nostre valutazioni/certificazioni DSA, il test è parte del quadro cognitivo, perché non si può concepire l’apprendimento senza l’emotività che lo connota.
Nelle nostre valutazioni è un test di complemento / confronto molto ben accetto, perché crea curiosità e coinvolge attivamente il paziente. Inoltre, è accessibile indipendentemente dalle abilità grafiche del soggetto.
Quando al paziente viene restituito cosa c’è “sotto l’albero” aumenta il suo interesse, la partecipazione e la fiducia nelle capacità di comprensione del terapeuta.